Divorzio breve: è legge
Dal 22 aprile 2015 il divorzio breve è legge. La legge non è ancora in vigore, ma lo sarà presto: resta da attendere che sia promulgata dal Presidente della Repubblica e che decorrano i consueti quindici giorni dalla pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Il testo, in ogni caso, non subirà altre modifiche ed il suo percorso ormai è segnato.
Messe da parte le polemiche che hanno accompagnato il travagliato iter parlamentare della riforma, è il momento di esaminarne gli effetti sostanziali che essa è destinata a produrre.
I tempi del divorzio breve
La novità è che si potrà divorziare in tempi più rapidi, ovvero senza dover attendere i fatidici tre anni dalla separazione. La legge opera, in tal senso, una differenziazione:
- In caso di separazione giudiziale, il termine che dovrà trascorrere tra il passaggio in giudicato della sentenza e la proposizione del ricorso, sarà di un anno;
- In caso di separazione consensuale, il termine sarà, invece, ancora più breve: appena sei mesi dall’omologazione degli accordi.
Lo scopo di questa differenziazione pare essere quello di incentivare ulteriormente definizioni consensuali, offrendo ai coniugi una strada più rapida da poter percorrere per approdare al definitivo scioglimento del vincolo matrimoniale. È una logica che pare, inoltre, coerente con i diversi equilibri che regoleranno la vita dei coniugi, una volta che – per una via o per l’altra – avranno raggiunto lo status di separati. Equilibri di vita che potrà immaginarsi siano più solidi e meno conflittuali se alla separazione si è giunti per mutuo consenso.
A chi si applica il divorzio breve
Per espressa previsione di legge, potranno usufruire della riduzione dei termini non solo i coniugi che abbiano presentato ricorso per la separazione successivamente all’entrata in vigore della nuova legge, ma anche quelli che abbiano già in corso un procedimento o lo abbiamo concluso.
Se fino a prima avrebbero dovuto attendere i consueti tre anni per il divorzio, non appena la legge sarà in vigore potranno immediatamente rivolgersi al proprio avvocato affinché presenti il ricorso (a condizione che siano per lo meno trascorsi i sei o i dodici mesi, in base alle differenti ipotesi).
È evidente che, una eventuale discriminazione tra chi avesse iniziato o concluso la separazione prima o dopo la modifica della legge, avrebbe comportato irragionevoli disparità di trattamento, esponendo così il testo a profili di incostituzionalità. Pericolo scongiurato.
Perché avere tanta fretta di divorziare?
L’entrata in vigore della legge sta destando grande interesse sociale e certamente risveglierà vecchi dibattiti sulla crisi della famiglia e sulla eccessiva disinvoltura con cui le nuove riforme paiono oggi incoraggiare la recisione di un vincolo che nasceva per essere indissolubile. Tuttavia, in punta di diritto, messi da parte i tabù religiosi e le grandi questioni eticosociali, il passaggio dalla separazione al divorzio non porta con se differenze sostanziali. A ragion veduta, che dalla separazione al divorzio possano trascorrere tempi più rapidi dovrebbe importare poco più di nulla: tant’è che in numerosi casi, la separazione diviene di per sé un punto d’arrivo, senza che i coniugi sentano la necessità di addivenire successivamente al divorzio. Sia sotto il punto di vista patrimoniale che sotto il punto di vista personale, gli accordi di divorzio non fanno generalmente altro che riprendere il medesimo contenuto degli accordi di separazione: il coniuge economicamente più debole a cui non sia stata addebitata la separazione continuerà a percepire l’assegno nella stessa misura in cui lo percepiva in regime di separazione, né alcun mutamento subirà il regime di affidamento dei figli. Gli effetti più importanti che porta con sé il divorzio sono principalmente due, tra di loro connessi:
- Sotto il punto di vista patrimoniale, il coniuge divorziato perderà i diritti successori che avrebbe altrimenti potuto vantare alla morte dell’ex marito;
- Sotto il punto di vista personale, il divorziato potrà contrarre nuove nozze (e potrà farlo anche nell’ottica di attribuire nuovamente i propri diritti successori al nuovo coniuge).
In defintiva
In definitiva, quando l’unione spirituale e materiale è compromessa, prolungare per tre anni l’agonia della coppia è generalmente un’inutile accanimento terapeutico. Statistiche alla mano, la decorrenza di un termine così lungo non favorisce eventuali riconciliazioni o ripensamenti, ma semplicemente inasprisce le conflittualità.
Non amo il termine accanimento terapeutico ma credo che nel campo sanitario sia opportuno ogni sforzo che possa mirare alla guarigione dalla malattia e/o alla riduzione della sofferenza. Non sapremo mai se, anche nei casi di malati a prognosi infausta, quel tempo opportunamente prolungato non possa portare ad accettare più serenamente quella tappa che, prima o poi, ci riguarda tutti… Il matrimonio è un impegno assunto nella reciproca assistenza, stima, attenzione, amore.. questa società “moderna” sembra coltivare il disimpegno, rifugge dal sacrificio, non coltiva lo sforzo… non saprei predire se in quel “lungo” tempo di attesa del divorzio (tre anni) qualche famiglia non possa tornare sui suoi passi e.. riamarsi…
Un cordiale saluto.
Luciano Pagliari
Egr. Sig. Pagliari,
siamo nel campo delle riflessioni personali, non di quelle giuridiche. Potrebbe accadere che una coppia si riconcili oppure no, ma in ogni caso ciò deve dipendere dalla libera determinazione dei soggetti coinvolti e trovo inutile, triste e controproducente che lo Stato con autorità e arbitrio stabilisca dei termini entro cui ciascuna persona è libera di intraprendere le proprie scelte.
La ringrazio per l’intervento.
Capisco, in parte condivido, intendevo dire che certe scelte libere, proprio in quanto liberamente espresse, non dovrebbero poi essere “rimangiate”; persone adulte e mature dovrebbero comunque mantenere la parola data al momento di formare una famiglia (e magari anche dare alla luce dei cuccioli). L’amore si tempra proprio nelle difficoltà e, se si esercita un piccolo sforzo su se stessi, ci si può corteggiare a vita… Rifuggire dallo sforzo e, talvolta, dal sacrificio non è da persone adulte e temprate.
Un caro saluto.
Luciano Pagliari
Ho ammirato e riletto con incanto le sue parole delicate e accuratamente scelte, proprie di una persona matura, sensibile ed equilibrata . Parole e concetti sui quali ovviamente sono totalmente in accordo.